Descrizione
Utilizza una sonda a media frequenza (3.5 MHz) che, posta a contatto della regione addominale superiore a destra, in posizioni diverse, sdraiati , esplora il fegato, la colecisti, le vie biliari ed i vasi. L’esame necessita, per essere eseguito esclusivamente di 8 ore di digiuno (con le moderne apparecchiature a nostra disposizione non sono più necessari i giorni di dieta preliminare). In questo periodo può bere solo acqua e non deve fumare. Non è fastidioso. Il tempo necessario all’esplorazione di tutto il fegato con tale tecnica dipende dalla problematica che si riscontra, può durare da un minimo di 10 minuti a mezz’ora.
Perché la si fa e quali informazioni fornisce
Serve per dimostrare con grande accuratezza e precisione la presenza di una patologia del fegato. In particolare tale metodica permette di individuare la presenza di cisti, noduli, malformazioni, neoplasie e monitorare l’evoluzione di patologie croniche quali l’epatite cronica ad eziologia virale e non virale valutando le alterazioni morfologiche dell’organo ed il pattern flussimetrico. Risulta essenziale, infatti, nel follow-up dei pazienti affetti da epatopatia cronica effettuare un controllo non solo del parenchima epatico ma anche del pattern vascolare portale ossia del flusso presente nel principale vaso afferente al fegato che è appunto la vena porta. E’, inoltre, indispensabile valutare la presenza di eventuali linfoadenopatie a livello dell’ilo epatico quale indice di attività di malattia ed eventuali alterazioni flussimetriche dell’asse splenoportale conseguenti alle alterazioni parenchimali epatiche. Tale indagine appare, inoltre, indispensabile nella ricerca di calcoli, dilatazioni e tumori delle vie biliari e della colecisti. E’, al momento, la metodica non invasiva e priva di radiazioni con la maggiore sensibilità nello studio delle lesioni nodulari epatiche abbinata anche all’uso del color e power Doppler.
In quale misura questo esame dipende dall’esperienza e dalle capacità dell’operatore
In misura totale. L’esame deve essere affidato esclusivamente ad un operatore molto esperto. Solitamente un internista epatologo che abbia seguito un training specifico. Si richiede un operatore profondamente avvezzo a riconoscere le immagini ecografiche. La sua capacità nell’interpretare le immagini, rappresenta l’elemento fondamentale che fa di tale metodica uno strumento diagnostico di formidabile capacità. E’ inoltre richiesta una profonda conoscenza della fisiopatologia e sulla storia naturale delle affezioni di tale organo.